“A spasso con Daisy” di Alfred Uhry, regia di Guglielmo Ferro, con Milena Vukotic, Salvatore Marino e Maximilian Nisi. Al teatro Quirino di Roma

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La macchina dell’amicizia

La signora Milena Vukotic, signora del teatro (e nella vita), ha offerto un momento del suo talento e della sua grazia al teatro Quirino di Roma nella messinscena di A spasso con Daisy di Alfred Uhry. Detto questo, detto praticamente tutto perché nei suoi confronti una cronaca teatrale dovrebbe solo certificare il silenzio che si deve a chi sta al vertice dell’arte.
Si può tuttavia raccomandare al pubblico, in particolare agli attori giovani, agli allievi delle scuole di teatro e delle accademie, di andare in sala ad osservarla attentamente e rubarle il mestiere. Tanto più che la signora Vukotic nella parte di Daisy (ruolo di Jessica Tandy nel famoso film del 1989) lavora con l’abilità di un mestiere sopraffino senza fare grandi cose, senza sforzo, come se si trattasse di un compito ordinario. È un’artista della scena la cui caratteristica eccezionale è la semplicità (apparente) dello stare in scena. Lei sta sulle tavole come Elisabetta II stava sul trono: un fatto normale previsto dall’ordinamento del cosmo.
A casa della settantaduenne ricca ebrea Daisy Werthan, di carattere burbero e cocciuto, di indole indipendente e autoritaria, arriva Hoke Colburn, uno chauffeur di colore sessantenne che deve portarla in giro con la macchina. Hoke fu la parte di Morgan Freeman e qui è interpretato da un attore molto bravo, degno di recitare accanto alla Vukotic, Salvatore Marino, il quale sta nell’arte dei comici da più di quarant’anni e probabilmente con un riconoscimento inferiore al suo talento. L’autista è stato ingaggiato da Boolie (nel film interpretato da Dan Aykroyd), il figlio della signora, ruolo affidato a Maximilian Nisi che sarebbe il deuteragonista stanco di provaci ancora Daisy finita con la macchina nel giardino dei vicini ma fermamente convinta di poter continuare a guidare. Il rapporto fra l’ebrea e il nero comincia quindi maluccio, ma Hoke, povero e analfabeta, è provvisto di tanta pazienza e molto senso dell’umorismo. La commedia è la storia di un’amicizia senile fra due esseri opposti lunga venticinque anni. Il comunicato dello spettacolo informa correttamente e senza enfasi: “regia pulita ed efficace” di Guglielmo Ferro.
Un’ultima nota: si avvertono i cretinetti della cancel culture e dell’ideologia woke che Daisy è un’ebrea tirchia e Hoke un nero analfabeta; che lo spettacolo è di successo, il pubblico si diverte e applaude più volte a scena aperta senza mostrare il min imo segno di razzismo; che Shakespeare è autore di capolavori come Il Mercante di Venezia, protagonista lo spietato usuraio giudeo Shylock, e La Bisbetica domata, titolo di per sé esplicativo; che siccome quello stupidone dell’amico di Topolino, Pippo, è un cane e il furfante Gambadilegno un gatto, è prevista un’adunata di protesta a piazza Venezia a Roma degli Fccg, Fasci di combattimento cani e gatti.

Marcantonio Lucidi,
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