“Oltre” uno spettacolo di Fabiana Iacozzilli. Al teatro Vascello di Roma

Oltre

Prima, durante e dopo l’umano

La battuta più importante è “L’essere umano si abitua a tutto”. L’uomo si adatta anche a mangiare gli amici, i compagni di sventura, i cadaveri, se il cannibalismo è necessario alla sopravvivenza. Lo spettacolo di Fabiana Iacozzilli, Oltre”, oltre ogni immaginazione, oltre ogni incubo, in scena al teatro Vascello, è semplicemente bellissimo. Perché al centro della sua grande teatralità, si trova una riflessione su chi siamo, noi uomini, esposta senza moralismo, né ottimismo o pessimismo. Ma con una delicatissima compassione.
In scena i personaggi sono sette pupazzi bianchi a grandezza naturale, più precisamente delle marionette ispirate a Giacometti, manovrati a vista da attori che anch’essi partecipano all’azione e raccontano una famosa storia che incominciò il 13 ottobre 1972, con lo schianto sulle Ande di un volo dell’aeronautica militare uruguaiana che trasportava  i membri della squadra di rugby Old Christians Club insieme ad alcuni amici e familiari. Alla caduta dell’aeroplano sopravvissero in ventinove, ai settantadue giorni in mezzo al ghiaccio in sedici.
Si può vedere lo spettacolo come una corrente d’amore e di speranza che attraversa le vicende d’ognuno dei vivi, e dei morti, e come un discorso sul corpo attraverso i puppets, il corpo fisico che stabilisce il nostro qui e ora, il corpo poetico che definisce la presenza della nostra anima, il corpo metafisico che sancisce la nostra essenza. Ma si può percepire lo spettacolo come la terribile conferma di una irrecuperabilità dell’essere umano, così tenacemente attaccato alla propria sopravvivenza da perdersi nell’inferno, nell’antropofagia. Il fuoco eterno è meglio della morte inconoscibile. La spasmodica ricerca della propria salvezza può rendere impossibile la propria salvezza. Iacozzilli è una magnifica poetessa teatrale, la sua scena dai dialoghi scarni parla poco e dice molto. Si prova una tenerezza inaspettata per i pupazzi morti o ancora vivi ma contorti, torti dai ghiacci delle Ande, dal gelo della vita, dall’anelito a una luce e alla possibilità di pronunciare la parola “domani”. Così corporea, materiale la messinscena, così metaforico il suo significato.
Con artisti dell’importanza, della levatura di Fabiana Iacozzilli, con i filferristi delle grandi altezze come lei, le parole non sono molto utili, conta lo sguardo.
Dramaturg Linda Dalisi , scene Paola Villani. Con Andrei Balan, Francesco Meloni, Marta Meneghetti, Giselda Ranieri, Evelina Rosselli, Isacco Venturini, Simone Zambelli.

Marcantonio Lucidi,
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