“La matematica dell’amore (radice di 2)” di Adriano Bennicelli, regia di Enrico Maria Lamanna. Con Edy Angelillo e Michele La Ginestra. Al teatro Golden di Roma

La matematica dell'amore

I numeri della comicità

La matematica dell’amore (radice di 2) di Adriano Bennicelli è uno spettacolo che gira dal 2008. Di tanto in tanto i due protagonisti Edy Angelillo e Michele La Ginestra lo ripropongono perché al successo non si nega mai un palcoscenico. Sempre con la regia di Enrico Maria Lamanna, la commedia è stata allestita al teatro Golden di Roma, ancora assai applaudita dal pubblico, più volte a scena aperta e ovviamente a fine rappresentazione.
Andare a vedere non solo cosa succede sul palco ma anche in platea a diciassette anni dalla “prima” permette di capire che il pubblico non è cambiato, il che vuol dire che è migliorato, almeno quello del teatro di via Taranto. Migliorato visto che è rimasto fermo durante questi tre lustri e rotti in cui la comicità è arretrata fino a divenire talmente volgare e aggressiva da superare persino i fascistelli crapapelata che cantano Me ne frego nella sezione di Fratelli d’Italia. Direttamente dalla rete arrivano i nuovi della stand-up comedy come il finto camorristoide Gelo Muro con gli occhiali neri, espressivo quanto un mattone. Ci sono i cabarettari come il romano Battutista con battute molto ribattute e un Ruffiani con le parolacce innestate nel voltastomaco. Imperversano i televisivi: la signora Spizzichetto della trasmissione “Che tampax che fa”, la quale spizzica battute raccolte sotto all’ombelico; la coppia da talk-show Kessisà Ditamarri finita in gattabuia per aver fatto piangere le vecchiette; e ancora il signor Strozza, divertente come una multa, che scarica le caricature storpiando i nomi. Se lo fa lui, lo possono fare tutti.
Malgrado la marea di comicità I.A., Idiozia artificiale, il pubblico non ha disimparato a riconoscere l’I.A., intelligenza aritmetica, pausa più battuta più tempo più controbattuta uguale risata, diviso parolacce, volgarità, sguaiatezze uguale commedia brillante. La matematica dell’amore contiene una storia non pretestuosa, nella quale il pubblico può riconoscersi, ad uso di attori dalle evidenti capacità comiche. Più showman Michele La Ginestra, più interprete Edy Angelillo, affiatati, complici in uno spettacolo che chiaramente conoscono a menadito. Lui sa sempre esattamente dove arriva la risata e dove scatta l’applauso, spinge sempre un po’ in quei punti, usa i buoni vecchi efficaci trucchi della comicità tradizionale, porta il pubblico dalla sua parte con controtempi, accelerazioni, sospensioni, ammiccamenti ma l’impressione resta comunque di naturalezza e di gioco. Lei cura la costruzione del personaggio e gli dà un arco evolutivo, lavora sul movimento, è mobile in ribalta, elastica nelle intonazioni. Lui sgancia la battuta, lei la interpreta. Il duo funziona anche su un testo che pone una difficoltà meccanica e affida alla comicità la sospensione dell’incredulità. I due attori devono restituire una coppia. Tom e Gerri (come il gatto e il topolino rivali dei cartoni animati di Hanna e Barbera), da bambini, adulti e vecchi. Sessant’anni di storia d’amore e di passione, crisi, bisticci, riconciliazioni, abbandoni, ricongiungimenti. La donna ha un carattere eccentrico, imprevedibile, contestatario tipico della sua generazione. Sono due baby boomers, ne hanno i modi, le aspettative, i sogni ma lui è più tranquillo e ordinario, un uomo della classe media affascinato da lei malgrado le differenze o grazie ad esse. La comicità si gioca su questa distanza mentre l’ironia lavora sullo scorrere del tempo e sui cambiamenti inevitabili che gli anni provocano. Nella risata alberga la malinconia, la bravura dell’artista sta nel farla sentire allo spettatore impedendogli al contempo di accorgersene.

Marcantonio Lucidi,
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