“In treno in tre no”, di e con Giuseppe Manfridi. Al Teatrosophia di Roma

In treno in tre no

Divertissement fa rima con vol-au-vent

“Divertissement verbale tratto da Queneau, Perec, Marcello Marchesi, Flaiano, Campanile”, così è scritto nel cartellone del monologo di Giuseppe Manfridi In treno in tre no (elementi scenici di Antonella Rebecchini). Ma non è proprio così: il divertissement (al Teatrosophia di Roma) è tratto soprattutto da Giuseppe Manfridi stesso e questa è una buona cosa perché lo spettacolo permette di spiare con gaudente impudicizia come si muovono e cosa fanno le parole nella sua testa. Anagrammi, palindromi, calembour, polisemie, lipogrammi, rime, sonetti monoconsonantici: è una pratica erotica “giocare con le parole” ma – anagramma – “incapace le logorerò” se non si è abili. Invece l’autore e attore, molto bravo, sa che al verbo ci si appoggia ma non ci si siede perché si non sedes is, se non siedi vai, però siccome è frase bifronte si sede non is, se siedi non vai, ammonimento scritto sulla soglia della porta alchemica di piazza Vittorio. Giuseppe Manfridi espande fumi pigri se non si diverte con la magia luminosa della falena verbale d’un palindromo latino: in girum imus nocte et consumimur igni, giriamo in tondo nella notte e siamo consumati dal fuoco. In fondo però la domanda resta sempre la stessa: questi salti mortali degli enigmistici ingegni (ingegni è palindromo) possono funzionare per acchiappare le ragazze? Autore non ero tua. Ora ore ire ad eros.
“Un uomo labirintico non cerca mai la verità, bensì sempre e soltanto la sua Arianna, qualunque cosa voglia farci credere” scrive Nietzsche nei Frammenti postumi ripreso da Albert Camus nei Taccuini. L’Arianna di Manfridi è la parola dal filo ingannatore ma via di salvezza dallo smarrimento dell’ignorantaggine (che rima con mucillagine, castronaggine, imbecillaggine, pecoraggine e somaraggine). Dalla scena si informa di cose mirabolanti come i palindromi che segnano la vita di padre Anacleto Bendazzi, sacerdote e grande enigmista: scomparso il 28.2.82, data palindroma, a 99 anni (numero palindromo); il suo Bizzarrie letterarie, famosa raccolta di enigmi e giochi linguistici, uscì il 15.1.51 (palindromo), la delibera comunale che intitola a suo nome la strada della natia Fornace Zarattini (in provincia di Ravenna) è la numero 54645 e per giunta l’anagramma di Anacleto Bendazzi è “bazzecole andanti”.
Bazzecole, quisquilie, pinzillacchere: edicole di mirabilie e nacchere che Manfridi allestisce per il proprio e altrui spasso. Un quarto d’ora di meno d’effetto, lo spettacolo veniva perfetto.

Marcantonio Lucidi,
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