“Il più bell’addio” testo e regia di Pierpaolo Palladino, con Marina Zanchi e Beatrice Fazi. Alla Cometa Off di Roma

Il più bell'addio

L’intelligenza artificiale nel tinello

Alla ChatGpt, l’intelligenza artificiale assurta a fama planetaria, è stata fatta la seguente richiesta: scrivi una recensione dello spettacolo Il più bell’addio, testo e regia di Pierpaolo Palladino, interpretato da Beatrice Fazi e Marina Zanchi in scena alla Cometa Off di Roma”.
Naturalmente pretendere da un simile strumento la critica di uno spettacolo in scena in una sala da novantanove posti a Testaccio è come usare un missile per centrare il bersaglio delle freccette. Però visto che da tutte le parti si dice che l’I.A. annienterà il lavoro artistico, critico, saggistico, letterario e ogni forma di scrittura umana, compresi i verbali dei carabinieri e i menù delle pizzerie, valeva la pena di provarla. Ecco la risposta: “Mi dispiace, non ho accesso alle informazioni sugli spettacoli teatrali poiché il mio addestramento si è fermato nel 2021. Tuttavia, posso generare una recensione immaginaria per te”. Suggerimento magnifico: “recensione immaginaria” è un’espressione utilissima per legittimare la stesura di critiche senza il disturbo di andare in sala. Ma non ci si figuri che sia l’I.A. ad avere pensato per prima a  questo notevole stratagemma per rendersi la vita più comoda.
Questa la recensione immaginaria: “Lo spettacolo “Il Più Bell’Addio” ha conquistato il pubblico con la sua intensa performance e la sua regia impeccabile. Beatrice Fazi e Marina Zanchi sono state straordinarie nei loro ruoli, trasmettendo emozioni profonde e toccanti con una recitazione potente e credibile. La storia, scritta da Pierpaolo Palladino, ha affrontato temi universali come la perdita e la separazione con delicatezza e sensibilità, tenendo il pubblico incollato alle proprie sedie per tutta la durata dello spettacolo. La scenografia minimalista e la musica ben scelta hanno contribuito a creare un’atmosfera commovente e avvolgente. In definitiva, “Il Più Bell’Addio” è uno spettacolo che lascia un’impressione duratura e che consiglio vivamente a chiunque ami il teatro di qualità.”
Quindi si può essere sicuri del fatto che i critici sono condannati alla scomparsa perché rispetto all’ I.A., l’Idiozia Artificiale, non possono fare meglio. Forse si riesce a pescare qualcosa su questo spettacolo dalla motivazione del premio Calcante 2020 attribuito al lavoro di Palladini dalla giuria Siad (Società italiana autori drammatici): “Un testo delicato e poetico che affronta tra realtà ed immaginazione il rapporto fra una madre e una figlia, e il loro quotidiano fatto di piccole ripicche e di ricordi del loro passato. I dialoghi sono serrati e taglienti, con una scrittura che fa immergere pienamente nel mondo creato da Palladino fin dalle prime battute”. Chiaro che tutta la giuria può fin da adesso essere sostituita dall’I.A. Comunque s’è capito che Il più bell’addio è una classica commedia di tinello all’italiana con madre e figlia.
Del dramma ne dice ancora qualcosa la scenografa e costumista Alessia Sambrini: “La vicenda si ambienta in un appartamento di due donne, madre e figlia. Il mobilio dignitoso seppur datato suggerisce un’atmosfera tipica degli interni italiani senza tempo. La scena è circolare: come in quelle palle di vetro che se le giri scende la neve insieme a quei piccoli lustrini che galleggiano nell’acqua. È la “casa di mamma” con il pavimento alla veneziana”. È una commedia di tinello all’italiana con madre e figlia dentro una palla di vetro e la neve che scende sul pavimento alla veneziana.
Il dramma ha la sua acme quando la figlia trova in un cassetto la lettera della genitrice: “Caro Paolo, figlio mio carissimo. Sta arrivando il momento in cui mamma tua se ne va, che posso dirti figlio mio carissimo? Che ringrazio il signore di avermi dato un figlio come te, e lo ringrazio per avermi dato una figlia come Angela che è una ragazza speciale ma è orgogliosa peggio di tuo padre e non vuole ammettere niente, ma dopo che tuo padre se ne è andato non avrei saputo come fare senza di lei, sola in casa. E’ una dittatora e quando si offende non perdona, perché se si mette in testa una cosa non gliela leva nessuno!”.
C’è una canzone che s’intitola Mamma, l’hanno cantata Claudio Villa e Andrea Bocelli: “Mamma, solo per te la mia canzone vola, / mamma, sarai con me, tu non sarai più sola!”. Tutti sentono posarsi sul cuore, almeno una volta nella vita, un barattolo di miele e caramello, persino l’intelligenza artificiale recepisce l’atmosfera “commovente e avvolgente”. Ma il teatro non è un forno per cuocere torte alla crema bensì una distilleria dove si produce l’alcol dei vizi e dei conflitti umani.
Marina Zanchi nel ruolo della madre è il valore dello spettacolo. Beatrice Fazi interpreta una figlia che spesso cala l’accento campano, contrariamente alla collega che parla un italiano quasi senza inflessione salvo ogni tanto una coloritura nordica. Bisogna decidersi: la famigliola nasce sopra il Po o sotto il Volturno?

Marcantonio Lucidi,
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