“Titans”, ideazione e interpretazione di Euripides Laskaridis. Al Nuovo Teatro Ateneo di Roma

Titans

Una sonagliera d’angeli

Titans del greco Euripides Laskaridis è uno spettacolo di teatro performativo fondato sul vecchio trucchetto del significante senza significato che significherebbe qualcosa ma non significa nulla tanto nessuno ammetterà di non capire cosa significhi per non fare la figura del buzzurro che non ha capito il significato. Come tutte le operazioni di questo stampo (operazioni, non opere), per dare un senso a ciò che non ne ha bisogna leggere il comunicato stampa: “Prima degli dèi dell’Olimpo, prima ancora del tempo, regnavano i Titani: le prime creature concepite dall’immaginazione umana. Da questa visione arcaica nasce un viaggio che ci parla del presente. Perché tornare così indietro, fino alle origini? Forse per capire meglio chi siamo e perché agiamo come agiamo”. Ah ecco, lo spettacolo spiega il comportamento umano. È un’iniziativa meravigliosa, su questa terra è più facile comprendere il manuale di istruzioni d’una cucina Ikea che un essere umano.
Per la prima volta a Roma, onusto della gloria di danzatore e performer “burlesco, comico, pazzo, esplosivo e al tempo stesso poetico”, come lo ha definito un po’ di critica, Laskaridis ha piazzato sulla scena del Nuovo Teatro Ateneo delle barre luminose bianche per giocare con le luci, trovata nuovissima mai vista prima dell’invenzione della lampadina; ha messo anche la solita altalena, immancabile almeno in uno spettacolo ogni tre che si voglia vagamente postmoderno, postcontemporaneo, postatomico e postdatato. Posteggiato per terra, l’artista gracchia e gridacchia stridulo come il fumetto di Osvaldo Cavandoli, Linea, che appariva nella pubblicità delle pentole a pressione Lagostina. Per illustrare alla platea il rapporto fra umano e divino, il performer emette anche grugniti, ruggiti, lamenti e risate nosferatine, nosferatuniche, nosferatoniche. Rompe dei pannelli di polistirolo oppure li buca e ci infila la testa e le braccia. La poesia del cosmo primordiale con il suo silenzio antelucano è restituita dagli sbattimenti dei tubi luminosi e da effetti sonori che probabilmente provengono dai sintetizzatori del Monte Olimpo. Coadiuvato da Dimitris Matsoukas, Laskaridis nella penombra della scena e dell’orizzonte degli eventi che circonda il buco nero muove qualche passo tersicoreo, fa un po’ di teatro-movimento, si notano alcuni esercizi laboratoriali teatralizzati. Maneggia proiettori, le casse fan bum-bum. Comincia così la stagione del Nuovo Teatro Ateneo, con questo spettacolo tonante e illuminante. E come nella poesia del Belli Er giorno der giudizzio: All’urtimo usscirà ’na sonajjera / D’Angioli, e, ccome si ss’annassi a lletto, / Smorzeranno li lumi, e bbona sera.

Marcantonio Lucidi,
Stampa Stampa

I commenti sono chiusi.