“Sei” da Luigi Pirandello, adattamento di Spiro Scimone e regia di Francesco Sframeli anche interpreti. Al teatro Vascello di Roma

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I sei personaggi hanno trovato un autore

Finalmente qualcuno è riuscito a vendere quella orribile e vecchia prostituta che è la scena teatrale al signor Luigi Pirandello che andò a giacere con lei dopo un tentativo di matrimonio borghese dalle zoppicanti fortune con la rispettabile signora letteratura. Adesso il Padre si reca al postribolo di madama Pace a calmare i suoi ardori siculi con la Figliastra senza tutti quegli invadenti ghirigori pirandelliani sulla vita e sulla forma, l’arte, la personalità, l’essere e l’apparire, tutto il gorgogliare sul vero, il falso, io non sono ciò che sono perché forse tu non sai di essere ciò che non sei mentre non sei ciò che io so che tu sei.
Quindi Sei è l’azzeccato titolo dell’altrettanto azzeccato spettacolo in scena al Vascello di Spiro Scimone, che ha adattato i Sei personaggi in cerca d’autore, e di Francesco Sframeli regista. I due anche interpreti, il primo nel ruolo del Capocomico e il secondo del Padre, sono passati sopra il dramma e lo hanno frantumato per tirarne fuori ciò che sicuramente Pirandello non avrebbe voluto, almeno a detta di Benedetto Croce, il quale non amava il girgentino: “I dialoghi tra i sei personaggi e gli attori sono a tal segno privi di oggetto che qua e là, certamente contro le intenzioni dell’autore, prendono toni degni piuttosto di una farsa che di una tragedia”. Scimone e Sframeli hanno tirato fuori da quel pantano di seriosità e di rimuginìo la farsa che vi si cela dentro “contro le intenzioni dell’autore”, offesa terribile del Croce a Pirandello: nel mentre scriveva di personaggi che non sanno chi sono, il drammaturgo neanche sapeva cosa scriveva. Allora, Scimone e Sframeli hanno tagliato, disboscato, diserbato il testo, infilato roba loro e soprattutto reciso quell’ingannevole accoppiamento pirandelliano di un problema metafisico con un’emozione drammatica che confonde a bella posta i termini, trasponendo sul piano affettivo ciò che nulla ha a che vedere con i sentimenti e pretendendo che l’interrogativo metafisico si faccia fisico, quindi si trasformi in azione e sprigioni spontaneamente passioni e teatralità solo per fare un favore a Pirandello.
Scimone e Sframeli hanno rovesciato il processo e portato in scena una farsa che fa vedere un problema, ossia sono riusciti a rendere teatrale Pirandello prendendolo per il fondello. La vita è surreale e la sua forma grottesca. Finalmente i sei personaggi hanno trovato un autore e un regista. L’elettricista della compagnia dei Sei personaggi qui ha problemi di prostata e tiene bloccato il bagno della sala; la prim’attrice e il primo attore sono due deliziosi guitti inascoltabili da teatro all’antica di provincia meridionale; il Padre è un vecchio viscido e intrigante dalla mano prelatizia e dal basso ventre rapace; il Capocomico ricorda più un esasperato, rassegnato, sportellista di banca catanese che un Regista (come lo chiamano qui); la figliastra è una cocotte d’avanspettacolo litigiosa e snervata lunga di gambe e di livore. Quanto alla Madre, colei che cerca di impedire il compimento del dramma, di solito vestita di nero, qui sta in verde e sembra un’allampanata, disperata, segnata titolare del tirassegno al luna park ambulante, ferma in un angolo della baracca ad aspettare il rumore dello sparo con il quale uno dei suoi figli, il Giovinetto, si suiciderà.
A che pro tutto ciò? Perché lo spettacolo non è semplicemente un divertissement teatrale, la prova che si può seguire con fedeltà una storia pur tagliandone una buona parte e tradendola nelle atmosfere e nelle intenzioni. Si tratta della dimostrazione concreta che tutto può essere teatrabile, è una sofisticata, comica e divertita lezione di teatro quindi rappresenta un ragionamento sull’arte. E su un modo italiano di stare in scena, antinaturalistico, immaginoso, sorprendente, illusionistico, satirico. Non è teatro nel teatro di marca pirandelliana ma teatro sul teatro di Scimone e Sframeli. Oltre a loro, tutti molto bravi in scena: Gianluca Cesale, Mariasilvia Greco, Francesco Natoli, Zoe Pernici, Bruno Ricci, Miriam Russo, Giulia Weber, Michelangelo Zanghì.

Marcantonio Lucidi,
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